18/04/14

Parmigiano, Realacci su presunto conflitto interessi: deluso da Ministero il Presidente Commissione Ambiente Camera su risposta Mipaf a interrogazione


"Appare francamente deludente la risposta che gli uffici hanno preparato al ministro dell'Agricoltura sulla mia interrogazione per tutelare il Parmigiano reggiano Dop, prodotto di punta dell'eccellenza agroalimentare made in Italy, dal rischio imitazioni, dagli appetiti di quanti si arricchiscono scorrettamente con l'italian sounding e anche dalle potenziali minacce che potrebbero arrivare da un conflitto di interessi perfino in seno allo stesso Consorzio del Parmigiano reggiano".


Lo afferma in una nota il presidente della commissione AMBIENTE della Camera Ermete Realacci riferendosi alla sua interrogazione a risposta scritta che chiedeva al ministero se fosse a conoscenza delle presunto conflitto d'interessi come riportato da un quotidiano nazionale del presidente del Consorzio Parmigiano reggiano. Nella sua risposta il ministro Maurizio Martina ha ribadito l'efficacia dei controlli sui prodotti agroalimentari senza menzionare la questine sollevata dal presidente della commissione AMBIENTE della Camera.

"Il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, sarebbe infatti anche presidente della Itaca società cooperativa, che detiene a sua volta il 100% della Magyar sajt Kft, società ungherese che commercializza formaggi che imitano i nostri campioni nazionali dell'agroalimentare prosegue Realacci E le medesime società prosegue Realacci compaiono anche tra soci e società partecipate della Nuova castelli S.p.A., che ha annunciato la prossima realizzazione (per ora sospesa) a Correggio, di un mega-magazzino distagionatura del Parmigiano-Reggiano in grado di stoccare 500 mila forme, ossia la metà della produzione della provincia reggiana". "Pur non entrando nelle scelte privatistiche del Consorzio di tutela sui propri rappresentanti - conclude Realacci - mi pare che il ministero possa e debba attivare strumenti adeguati per evitare che simili fatti, o casi analoghi a quello della Lactitalia, che sembrava producesse con latte romeno e ungherese 'pecorino rumeno' che veniva poi 'spacciato' come italiano sui mercati europeo e statunitense, si ripetano in futuro".

(Public Policy) 

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