29/03/14

Rinnovabili, ecco come le aziende stanno cercando di uscire dalla crisi


Le imprese “verdi” Ue ed Usa investono in tecnologia ed efficienza più dei concorrenti asiatici

A Bruxelles c’era attesa per la presentazione del secondo Irex International Report, “The strategies of the 50 leading companies in the global renewable energy industry”, lo studio sulle imprese delle rinnovabili realizzato da Althesys Strategic Consultants, una società indipendente specializzata in consulenza strategica e ricerca sui temi dell’ambiente, dell’energia, delle utilities e delle infrastrutture. Si parla infatti di un rapporto che ha esaminato 359 operazioni fra investimenti, acquisizioni, e accordi, delineando le strategie contro la crisi adottate dalle 50 principali aziende del settore mondiale delle energie rinnovabili nel 2012 e nella prima metà del 2013. In tutto sono stati analizzate attività per 83,3 miliardi dollari ed è venuto fuori che il 45,1% di nuova capacità rinnovabile è dall’eolico onshore; i mercati emergenti rappresentano il 29,3% della nuova capacità rinnovabile; il 50% delle operazioni di fusioni e acquisizioni sono nel solare.
Dal rapporto emerge che «gli ingredienti della ricetta che le maggiori imprese mondiali delle energie rinnovabili hanno utilizzato per far fronte alla crisi del mercato» sono stati l’acquisto «di impianti eolici e solari, diversificazione internazionale su mercati emergenti, razionalizzazione gestionale ed innovazione tecnologica». Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys e capo del team di ricerca per l’Irex International Report, ha spiegato che . «Analizzando le strategie dei migliori giocatori in campo, si ottiene una interessante chiave di lettura delle tendenze del settore delle rinnovabili nel suo complesso. Nei primi mesi del 2014 abbiamo visto come queste scelte abbiano aiutato molte imprese a imboccare la via della ripresa: la maggiore efficienza, la riduzione della sovraccapacità e lo spostamento verso mercati caratterizzati da forti investimenti nelle energie rinnovabili stanno dando buoni risultati in termini di crescita dei ricavi e di ritorno alla redditività».

Degli 83,3 miliardi dollari di operazioni  analizzate da Althesys, la maggior parte dei quali è stata destinata dai 50 maggiori operatori del settore a investimenti in nuova capacità produttiva, con 280 impianti per un totale di 30,1 gigawatt con un costo di 69,4 miliardi dollari.  I 32 società tecnologiche (componenti e strumentazione). 50 top player delle rinnovabili  presi in considerazione dal rapporto sono 13 utilities e 5 aziende “pure renewable”, 26 società europee, 16 di Cina e Taiwan, 5 Usa e da sole rappresentato l’8,2% della capacità globale di energia rinnovabile, producono il 5,9% di elettricità verde del mondo e rappresentano il 15,9% degli investimenti in energie rinnovabili.

Secondo Althesys lo sviluppo delle rinnovabili è stato influenzato dai differenti modelli di mercato adottati nei diversi Paesi e fa notare che «E’ un dato fondamentale nell’attuale dibattito sulle politiche energetiche in Europa e che assumerà un valore discriminante nei programmi che verranno presentati nelle prossime elezioni per il Parlamento Europeo».  La vecchia Europa mantiene quindi un ruolo leader nelle rinnovabili, ma il rapporto evidenzia che «Sebbene la gran parte dei nuovi impianti di energia pulita siano ancora installati in Europa, l’analisi mostra un ruolo sempre più importante dei mercati emergenti, pari al 31,5% delle operazioni e il 29,3% dei megawatt di capacità installata.  L’industria eolica, in particolare, è sempre più globale, con investimenti crescenti nei Paesi in via di sviluppo.  È la prima volta infatti che l’importo degli investimenti nei Paesi emergenti ha superato quello in regioni industrializzate. I tassi di crescita più elevati si registrano in America Latina e Europa orientale».

E nell’eolico il ruolo di Paese guida lo ha ormai saldamente la Cina dove «La produzione eolica è aumentata più dell’energia prodotta con il carbone e per la prima volta ha superato la potenza prodotta dell’energia nucleare». Ma la strapotenza cinese sta provocando delle turbolenze sul mercato: «Si registrano contemporaneamente sovraccapacità di produzione e spinte centrifughe per i produttori più deboli, costretti a fronteggiare a una forte concorrenza sui prezzi da parte dei maggiori operatori».

Per quanto riguarda le operazioni di fusione, acquisizioni e accordi di cooperazione, l’Irex International Report  sottolinea che «il segmento principale è risultato quello del solare fotovoltaico, che da solo costituisce il 40% del totale delle operazioni e il 50% in termini di megawatt.  Una tendenza indotta dal rallentamento nel settore fotovoltaico e dalle ristrutturazioni e vendite delle capacità in eccesso, da parte dei produttori in difficoltà.  Le operazioni di fusioni e acquisizioni hanno un ruolo rilevante anche per l’eolico, con il 43% di accordi e il 30% della capacità installata. Un risultato importante dovuto alla scelta di diverse utility di acquistare parchi eolici per espandere le loro attività sulle rinnovabili. Un indicatore chiave dello sviluppo futuro è rilevabile dal modo in cui le aziende leader  soprattutto negli Stati Uniti e in Europa hanno spinto sull’innovazione tecnologica.. realizzando investimenti tripli delle imprese asiatiche. Le spese aggregate 2012 in Ricerca e Sviluppo espresse dalle imprese statunitensi ed europee,  sono state di circa 2 miliardi dollari, cioè il 12,6% dei ricavi, contro i 486 milioni dollari e 4,5% dei ricavi investiti in Cina e nei paesi asiatici.

Marangoni conclude: «I produttori occidentali hanno puntato molto sull’innovazione, in particolare per aumentare l’efficienza di produzione delle celle fotovoltaiche, in altre parole sulla qualità e non la quantità di prodotti solari. Le aziende fotovoltaiche asiatiche, invece, hanno cercato di competere con l’alta quantità e prezzi bassi».

assoRinnovabili, rappresentata al convegno IREX da Pier Francesco Rimbotti, Presidente di Infrastrutture S.p.A., auspica che l’Europa favorisca questo processo a partire dalla definizione di un accordo più ambizioso sul nuovo Pacchetto Clima-Energia, che preveda almeno il 35% di consumi da fonti rinnovabili al 2030, di cui il 55% per le rinnovabili elettriche, e una precisa ripartizione delle quote per ciascuno Stato Membro.

assoRinnovabili ribadisce l’importanza del contributo del settore alla ripresa della crescita, e conferma l’assoluta necessità di avere un quadro normativo stabile e giammai retroattivo. «Sono questi obiettivi minimi – afferma Rimbotti – per garantire un consolidamento e soprattutto un’accelerazione dei programmi di ricerca e sviluppo. Inoltre gli operatori dovranno sviluppare una maggiore attenzione per il mercato e a tal proposito stiamo implementando un modello comune di Power Purchase Agreement che instauri uno stretto legame tra il produttore e il consumatore».

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